Il Centro Studi Nutrizione Umana partecipa al 9° Nu.Me – Nutrition and Metabolism, 6/8 Aprile 2017 Torino.

PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO

Dieta Mediterranea è sinonimo universale di alimentazione ideale. Per questi motivi la Fondazione ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) ha ritenuto opportuno promuovere meeting che hanno nel titolo l’aggettivo mediterraneo e trattano di nutrizione e metabolismo. Dopo Brindisi, Granada, Genova, Cagliari, Terni, Firenze, Riccione e Danzica, il Nu.Me. approda a Torino, città dell’entroterra, in apparenza lontana dalle rotte mediterranee. Ma il Mediterraneo può essere definito un mare di montagne che ostacolavano i movimenti, limitavano le pianure e i campi, tracciavano sentieri impervi per gli uomini e le bestie. Il vero paradosso mediterraneo è che la storia degli uomini, in questa area, è stata consolidata proprio dalle montagne dove la vita contadina era dura e senza dubbio precaria ma al riparo dalla malaria e dai pericoli frequenti delle guerre che funestavano le coste. E Torino, città dalla storia bimillenaria, da sempre ha avuto un rapporto preferenziale con lo sviluppo della società e della cultura italica. Fondata probabilmente come Taurasia nei pressi della posizione attuale attorno al III secolo a.C. dai Taurini, popolazione ligure (o celto-ligure) dell’Italia Settentrionale, e trasformata in colonia romana da Augusto col nome di Iulia Augusta Taurinorum nel I secolo a.C., fu durante l’Alto Medioevo il centro di un importante ducato longobardo (il Ducato di Torino) e passò in seguito sotto la signoria nominale dei Savoia nell’XI secolo, dopo essere divenuta sede della carolingia Marca di Torino. Successivamente si costituì in libero comune, subendo varie dominazioni, finché dal 1280 non divenne definitivamente parte prima della Contea di Savoia e poi del Ducato di Savoia, del quale nel 1563 diventò la capitale. Dal 1720 fu capitale del Regno di Sardegna (anche se solo de facto, fino alla fusione perfetta del 1847, quando lo divenne anche formalmente), Stato che porterà nel XIX secolo all’unificazione italiana e che farà di Torino la prima capitale del Regno d’Italia (dal 1861 al 1865). La Fondazione ADI ha voluto promuovere, anche in questa edizione, un incontro tra specialisti su tematiche di scottante attualità: l’obesità, il diabete, le patologie metaboliche e la malnutrizione. Sono tematiche solo in apparenza distanti (il diabete si accompagna spesso all’obesità cioè alla malnutrizione per eccesso) non solo perché unite da un marker metabolico comune, che è l’insulinoresistenza, ma per la condivisione della necessità di razionalizzare ed ottimizzare il trattamento. Le patologie croniche non comunicabili (PCNC) rappresentano una delle sfide più difficili per tutti i sistemi sanitari, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, a causa della loro continua e inesorabile crescita. L’esempio più paradigmatico è rappresentato proprio dal diabete mellito e dall’obesità: il numero delle persone che ne sono affette e il costo sociale di queste patologie richiedono un’attenzione particolare. Secondo il rapporto Diabetes Atlas dell’International Diabetes Federation (IDF), il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, quasi 750 in Europa. Il dato è tanto più allarmante se si considera che gli italiani che soffrono di diabete sono circa l’8% della popolazione adulta. Una piaga, sanitaria e sociale al tempo stesso, sulla quale dobbiamo tutti riflettere. Il Prof. Renato Lauro, Presidente dell’IBDO Foundation, ha avuto modo di sottolineare come sembri che nessuno si accorga della drammaticità di questi dati e che è quanto mai appropriato dire che il diabete vede te, tu non vedi il diabete. L’accresciuta prevalenza nel mondo del diabete tipo 2 ha portato l’OMS a parlare di vera e propria epidemia. Presentazione Nu.Me. – Nutrition and Metabolism 9th International Mediterranean Meeting Torino 6-8 aprile 2017 2 L’obesità rappresenta la causa principale di diabete di tipo 2 a sua volta associato ad un più elevato rischio di malattie cardiovascolari. Termini come globesità e diabesità sono ormai di uso comune. La continua crescita della prevalenza del sovrappeso e dell’obesità si configura sempre più come pandemia globale. Si stima che nel 2010 il sovrappeso e l’obesità siano stati responsabili di 3,4 milioni di morti nel mondo, del 4% degli anni di vita persi. In Europa la prevalenza di obesità è triplicata in molti paesi rispetto agli anni ’80 e continua a crescere ad un ritmo allarmante, soprattutto fra i bambini. In base a stime recenti dell’OMS, in Europa un cittadino su due è sovrappeso o obeso, mentre uno su cinque è affetto da obesità. Il mondo scientifico è concorde nel riconoscere che in assenza di un’immediata azione comune si potranno avere problemi sanitari molto gravi per milioni di persone nei prossimi anni. La nutrigenomica e la nutrigenetica sono campi di ricerca innovativi che ci dovrebbero portare a comprendere sempre meglio in che modo un alimento, o meglio un particolare stile alimentare, interferisce nel funzionamento dell’organismo a livello molecolare metabolico. L’enorme peso della malattia diabetica si traduce in un altrettanto drammatico impatto sul consumo di risorse. Una persona con diabete su quattro, si ricovera in ospedale almeno una volta nel corso di 12 mesi. Il rischio di ricovero in ospedale è da 1.5 a 2.5 volte più alto in presenza di diabete e la degenza media più lunga del 20% rispetto alle persone senza diabete. Nonostante ciò la maggior parte dei report nazionali e internazionali evidenzia che la terapia del diabete tipo 2 non è né precoce né intensiva, denotando una inerzia terapeutica inaccettabile. Negli ultimi anni la disponibilità degli inibitori del DPP IV, degli analoghi del GLP-1 e degli inibitori degli SGLT2 ha fornito nuove risorse terapeutiche ma ancora non siamo riusciti, almeno in Italia a modificare tale tendenza. Altro problema di grande attualità è la malnutrizione presente nel 20-40% dei pazienti alla loro ammissione in ospedale. Purtroppo è stato dimostrato che il 70% dei degenti peggiora il proprio stato nutrizionale durante i primi 10 giorni di ricovero e addirittura che vi è un mancato riconoscimento della patologia nel 62-70% dei casi. Per quanto riguarda l’Italia, lo studio nazionale PIMAI (Project Iatrogenic Malnutrition in Italy) ha evidenziato che all’ingresso in ospedale la percentuale di soggetti malnutriti è pari al 31% e l’indice di trascuratezza nutrizionale elevato. L’immunosoppressione e la malnutrizione sono fattori importanti che aumentano la suscettibilità alle infezioni e alle complicanze nei degenti in ospedale. È ormai ampiamente dimostrato che uno stato di nutrizione accettabile e un corretto utilizzo di immunonutrienti sono in grado di influenzare positivamente i meccanismi di difesa, modulare la risposta infiammatoria e migliorare gli outcome clinici. Al pari di quanto accade per il soggetto diabetico, anche per il malnutrito l’intervento non è né precoce né ottimizzato. Speriamo che questo incontro, che si apre ai giovani con il Premio Flaminio Fidanza, possa contribuire a ridurre il fenomeno inaccettabile dell’inerzia terapeutica.

Giuseppe Fatati

RESPONSABILE SCIENTIFICO